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CCD2, Federpromm plaude a richiesta Antitrust: “Plurimandato per agenti in attività finanziaria, passaggio storico per la libertà professionale”

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    Redazione Federpomm
  • 12 minuti fa
  • Tempo di lettura: 3 min

Sinmpybiz - Di Redazione -

mercoledì, 3 Dicembre 2025


La richiesta di abolire il monomandato per la figura professionale degli agenti in attività finanziaria presentata dall’Autorità garante della concorrenza e del mercato (Agcm) al Governo e riportata nel Bollettino 46/2025 del 1 dicembre, segna un punto di svolta atteso da anni in un settore in cui la rigidità strutturale ha spesso prevalso sulla logica della concorrenza e sulla tutela effettiva dei risparmiatori.

È il commento della Federpromm (Federazione intercategoriale consulenti, promotori finanziari, operatori dei mercati finanziari, creditizi e assicurativi), che ha accolto con soddisfazione la presa di posizione dell’Antitrust, definendola “un’eccellente notizia” e ricordando come “tutta la storia pregressa conferma la linea politica e sindacale portata avanti dalla Federazione e dalla Uilca.

La richiesta avanzata dall’Antitrust al Governo coinvolge direttamente, secondo il sindacato, anche i consulenti finanziari per l’offerta fuori sede, disciplinati dalla normativa del Testo Unico della Finanza (Tuf), art.31 comma 2, anch’esso in discussione in Parlamento per le opportune osservazioni e modifiche presso le Commissioni Riunite Giustizia e Finanze del Senato e della Camera (atto di Governo n.331).

Il vincolo a un’unica mandante ha rappresentato per decenni un limite evidente alla libertà professionale, alla possibilità di offrire una gamma più ampia di strumenti e alla piena maturazione di un mercato moderno, trasparente e realmente orientato al cliente – dichiara Manlio Marucci, presidente della Federpromm -. L’intervento dell’Autorità, maturato dopo analisi approfondite sulle dinamiche del comparto, certifica ciò che molti operatori e rappresentanze sostenevano da tempo: la pluralità non è un fattore di disordine, ma un elemento di qualità. Significa permettere agli operatori professionali quali agenti e consulenti di operare con più società di ampliare la scelta, innalzare il livello della consulenza e favorire una competizione sana tra le reti, costrette non più a contare sulla fedeltà contrattuale ma sulla forza dei servizi, della professionalità e dei modelli organizzativi”.

La richiesta per i consulenti finanziari

Con la revisione del Testo Unico della Finanza il Parlamento ha, secondo la Federazione, l’opportunità, forse irripetibile, di trasformare un orientamento dell’Antitrust per la figure degli agenti in attività finanziaria ma anche per i consulenti finanziari in una riforma strutturale capace di incidere sul futuro del settore del credito e della finanza.

L’introduzione del plurimandato non significherebbe allentare i controlli o ridurre le tutele: significherebbe renderle più coerenti con un mercato in evoluzione, dove la qualità del consiglio conta più dell’appartenenza esclusiva a una rete. I meccanismi di vigilanza resterebbero solidi e invariati, mentre cambierebbe la possibilità per il consulente di scegliere realmente come costruire la propria attività e, soprattutto, per il risparmiatore di ricevere suggerimenti meno condizionati e più vicini ai propri bisogni reali”, afferma in una nota il sindacato, che da sempre evidenzia la sproporzione tra vincoli imposti ai consulenti e reali benefici per i risparmiatori, promuovendo una cultura professionale fondata sulla responsabilità e sull’autonomia.

Nuovi equilibri di mercato, a beneficio dei consumatori

L’abolizione del monomandato ridisegnerebbe gli equilibri del settore, obbligando le reti a competere su innovazione, efficienza e formazione e non sulla semplice forza contrattuale. Avrebbe anche un impatto culturale: restituirebbe centralità alla figura del consulente come professionista autentico, capace di selezionare prodotti per valore e non per appartenenza. o in conflitto di interesse 

Non solo, secondo la Federpromm, metterebbe fine a quel “meccanismo contorto del calcio-mercato dei consulenti finanziari che le società del settore e le banche si contendono a suon di incentivi e bonus mettendo in crisi coloro che cambiano ripetutamente azienda ogni quattro, cinque anni. I grandi beneficiari sarebbero i clienti e finalmente la concorrenza si sposterebbe sulle competenze effettive e sulla qualità della consulenza e non sui prodotti”.

Per i cittadini, significherebbe un mercato più dinamico, una consulenza più trasparente e un accesso più libero e consapevole agli strumenti finanziari.

L’Antitrust ha acceso una luce su un nodo storico del sistema italiano; le organizzazioni sindacali e professionali come Federpromm e Uilca hanno alimentato nel tempo questa consapevolezza. Ora il compito passa alla politica, chiamata a compiere una scelta che può allineare l’Italia ai modelli più avanzati e, soprattutto, rispondere alle esigenze di un mercato che chiede più libertà e più qualità. Se il Parlamento avrà il coraggio di cogliere questa occasione, il settore della consulenza finanziaria, come quella del credito, potranno finalmente compiere quel salto evolutivo atteso da anni, mettendo al centro competenza, trasparenza e reale tutela del risparmio.  Ci si augura che le grandi lobby non riescano a boicottare la proposta dell’Agcm”, conclude Manlio Marucci.

 
 
 

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