Una breve replica di Marucci della Federpromm a Doris (Mediolanum) sulle dichiarazioni espresse al Salone del Risparmio -
Roma, 14 aprile 2018 - Per alcuni aspetti legati all’evoluzione strutturale dei mercati finanziari, alla formazione di nuovi modelli di rappresentanza degli intermediari e di nuovi profili professionali che riescano a cogliere il cambiamento imposto dalle condizioni oggettive, quali l’avanzare strepitoso della tecnologia, del fintech, delle nuove forme di strumenti finanziari – quali i PIR - costruiti per soddisfare le esigenze di crescita e sviluppo dell’economia, le dichiarazioni di Doris di banca Mediolanum, rilasciate al Salone del Risparmio ad Advisor, assumono un aspetto di rilevanza politica e strategica che apre un dibattito a largo raggio tra tutti gli stakeholder che vogliano affrontare seriamente il problema del cambiamento sopra indicato.Particolare enfasi lo stesso presidente di Mediolanum lo ha posto – nelle sue dichiarazioni - sulla fondamentale questione che riguarda due aspetti di grande importanza: la fine degli sportelli bancari tradizionali (filiali bancarie con gli sportelli scesi sotto le 28mila unità– fonte: Abi,nov.2017) e la figura del consulente finanziario (nuovo family banker) che assumerà un ruolo “centrale” nella sua delicata quanto significativa relazione con i risparmiatori, aziende e clienti.
Indubbiamente questo clima di euforica positività - precisa Marucci della Federpromm - pone però una serie di questioni di fondo che lo stesso presidente di Mediolanum non affronta o volutamente non dice: come viene poi regolata questa nuova attività del family banker (cf), come lavoratore “intellettuale” o come semplice agente di commercio ?; a quali normative regolamentari risponde ?; a quali condizioni si pone il suo inquadramento all’interno della azienda vista la sua delicata funzione di lavoro, come “lavoro intellettuale”, “dirigenziale”, o semplicemente è una riproposizione del classico “contratto di agenzia” tanto caro al sistema così strutturato pieno di storture e contraddizioni ?; e come si regolano le relazioni significative nel rapporto tra soggetto abilitato, azienda e consulente finanziario privo di conflitti di interesse ? e ancora, come viene ad essere considerato nella scala dei valori il livello della reputazione per tale nuova figura professionale ? Non è forse il caso – sottolinea Marucci – che si affrontino queste delicate questioni attraverso l’apertura di un tavolo di confronto tra tutti i soggetti coinvolti in cui si definisca organicamente il rapporto di lavoro professionale tra questo nuovo “cf-intermediario” , azienda e banca d’affari ? Ovvero: modello organizzativo, qualifiche, funzioni, responsabilità, inquadramenti, tipo di consulenza, riconoscimenti economici e crescita professionale ?
Non dimentichiamo mai di ricordarci – conclude Marucci, richiamando un antesignano delle scienze della comunicazione (H.Lasswell) – alcune domande di fondo sempre utili a tenere vigile la nostra memoria: “Who says what to whom, with what effect?
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