Marucci (Federpromm): perchè la consulenza finanziaria deve essere vista come un valore sociale
- Redazione Federpomm
- 16 set
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Il numero uno di Federpromm spiega perchè la consulenza finanziaria rappresenta da sempre un elemento fondamentale per i risparmiatori, in quanto consente soprattutto alla clientela meno esperta di ottenere risultati positivi in termini reddituali.
15 set, 2025 - da redazione

Secondo Manlio Marucci, presidente di Federpromm, la consulenza finanziaria rappresenta da sempre un elemento fondamentale per i risparmiatori, in quanto consente soprattutto alla clientela meno esperta di ottenere risultati positivi in termini reddituali, di evitare errori cognitivi nelle scelte di investimento e di ridurre i rischi non coerenti con le proprie aspettative di rendimento.
Marucci ricorda come, a partire dal recepimento delle direttive comunitarie MiFID I (2007) e MiFID II (2018), fino alla più recente Retail Investment Strategy (RIS), anche in Italia la consulenza finanziaria in materia di investimenti abbia acquisito un ruolo centrale, diventando una componente primaria per i professionisti del settore nella gestione del patrimonio dei clienti. A conferma di ciò, cita i dati pubblicati da Assogestioni, secondo cui il patrimonio gestito ha raggiunto i 2.500 miliardi di euro a fine luglio 2025, equamente distribuiti tra gestioni collettive e individuali, fondi aperti e mandati istituzionali.
Lo stesso approccio – evidenzia Marucci – è stato recentemente esteso anche all’intermediazione creditizia. Con la nuova direttiva europea sul credito al consumo (Direttiva UE 2023/225 – CCD II), in fase di recepimento in Italia, la consulenza è stata introdotta come attività principale per agenti finanziari e mediatori, al fine di garantire ai richiedenti un finanziamento informazioni chiare e complete sulle condizioni contrattuali. Le consultazioni pubbliche presso il MEF, concluse lo scorso 4 settembre, hanno posto le basi per l’adozione del relativo decreto legislativo.
Per Marucci, l’ampliamento della consulenza finanziaria anche al settore creditizio risponde alla necessità di offrire ai clienti un servizio più trasparente, efficiente e mirato. Questo processo non solo valorizza il ruolo degli operatori professionali, ma contribuisce anche a una maggiore trasparenza del sistema bancario e finanziario. Egli definisce tale evoluzione come un vero e proprio “processo valoriale”, che da un lato implica l’educazione finanziaria dei clienti e dall’altro una metodologia più strutturata di allocazione delle risorse e dei servizi.
Nel nuovo scenario, osserva Marucci, il riconoscimento del ruolo “sociale e culturale” dei consulenti – siano essi bancari dipendenti o professionisti autonomi – diventa imprescindibile. L’educazione finanziaria, estesa anche all’intermediazione creditizia, si lega direttamente allo sviluppo dei mercati, all’evoluzione demografica ed economica, nonché ai mutamenti politici e previdenziali. Tra i fattori che rendono urgente questo percorso vi sono la crescente complessità dei prodotti finanziari, l’allungamento della vita media, i cambiamenti nei sistemi pensionistici e la necessità di pianificazione patrimoniale delle famiglie.
Secondo le ricerche citate da Marucci, i principali vantaggi che derivano da una maggiore cultura ed educazione finanziaria possono essere sintetizzati in alcuni punti chiave:
migliore efficienza nella pianificazione finanziaria e nel budget familiare;
più attenta gestione del debito delle famiglie;
maggiore capacità di confronto tra prodotti e servizi finanziari, creditizi e assicurativi;
incremento degli investimenti di tipo previdenziale;
maggiore propensione alla copertura dei rischi personali, familiari e aziendali.
Per Marucci, l’educazione finanziaria non deve limitarsi al trasferimento di nozioni tecniche, ma deve soprattutto orientare i clienti a sviluppare comportamenti consapevoli, capaci di portarli a richiedere agli intermediari le soluzioni più adeguate e a monitorare nel tempo investimenti e finanziamenti.
Un altro aspetto che si ritiene essenziale è il valore aggiunto dell’indipendenza degli operatori (consulenti finanziari, agenti e mediatori), che devono basare le proprie raccomandazioni sulla conoscenza delle caratteristiche del cliente, dei suoi obiettivi di investimento e della sua propensione al rischio. Compito del professionista, sottolinea Marucci, è infatti quello di trasferire al cliente informazioni e motivazioni chiare sulle proprie proposte, comprese le opportunità e i rischi di mercato.
Infine, conclude Marucci, gli obiettivi ultimi di questo percorso sono la tutela della clientela e una maggiore trasparenza informativa, condizioni essenziali per rafforzare la fiducia nei confronti dell’intero sistema creditizio, finanziario e assicurativo.
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