by redazione Ufficio stampa federpromm
roma 25 agosto 2023
La ripresa dell’inflazione, oltre ad una prevista possibile stagnazione della nostra economia nel prossimo anno, conferiscono nuova attualità al dibattito sulla previdenza complementare che, nonostante una sua palese opportunità, continua ad avere percentuali di adesione troppo basse, a differenza di altri Paesi europei dove invece è una cultura radicata. Se finora, l’attuale sistema pensionistico ha dato una copertura solo in parte soddisfacente soprattutto ad alcuni settori, c’è da ipotizzare che in futuro la situazione si presenterà senza dubbio più complessa: al Sud p.e. le pensioni medie sono già di circa il 20% inferiori a quelle del Nord e in generale quelle delle donne sono inferiori di circa il 28% rispetto a quelle degli uomini.
Pensare ad una pensione integrativa quando si è giovani e magari si è al primo impiego sembra fuori dalla nostra cultura. Ma questo atteggiamento è sicuramente errato in quanto aderire ad una previdenza complementare fin da giovani è un investimento per il futuro e un beneficio fiscale per il presente. Infatti i contributi pensionistici possono essere dedotti in parte dalla tassazione sul reddito complessivo. Attualmente secondo dati COVIP a fine 2021 il totale degli iscritti è di 8,7 milioni ma coloro che sono attivi nei versamenti sono solamente 6,3 milioni ovvero il 25,4% della forza lavoro. Analizzando inoltre le adesioni il 31,9% ha almeno 55 anni, solo il 17,8 ha meno di 35 anni, mentre il 50,3% ha un’età compresa tra i 35 e i 54 anni.
Anche l’ultima relazione per l’anno 2022 del presidente della stessa Autority del 7 giugno 2023 dimostra che vi è stato un miglioramento degli iscritti che totalizzano 9,2 milioni di iscritti pari al 5,4% rispetto all’anno precedente. Nella stessa relazione emerge tuttavia un gap che riguarda l’adesione delle donne ad iscriversi alla previdenza complementare su cui necessita intervenire; infatti, l’universo delle donne rappresenta appena il 38,2 per cento del totale degli iscritti.
Tale situazione indica chiaramente come sia necessario lavorare sui giovani destinatari naturali della previdenza complementare, tanto più che secondo una indagine Censis non hanno alcuna preclusione ideologica ma “mancano evidentemente di una informazione adeguata” che modifichi questa realtà. Emerge, ancora una volta, la necessità di rafforzare le varie iniziative intraprese dai vari soggetti pubblici e privati affinché l’educazione finanziaria sia estesa a largo raggio a tutte le componenti della vita sociale e produttiva del paese, incrementando i programmi già nelle aule scolastiche ma anche con spot televisivi, trasmissioni ad hoc, capitoli specifici nei libri di testo in modo da educare non solo i giovani ma dare un'informazione più adeguata anche alle famiglie. L’indagine indica che tra i lavoratori fino ai 34 anni d’età attualmente non aderenti alla previdenza complementare, coloro i quali intendono aderire sono il 36,2. In tale scenario appare rilevante l’azione del consulente finanziario, quale figura istituzionalizzata del sistema economico, finanziario e patrimoniale - che può avere un ruolo non solo di educatore e di indirizzo per una previdenza complementare che guardi ad un futuro si sviluppo economico del paese, ma anche e soprattutto in collaborazione con le strutture sindacali aziendali dei lavoratori ed impiegati nei luoghi di lavoro. (Federpromm – Uiltucs) .
Di seguito riportiamo due tabella significative dei dati riferiti dalla stessa COVIP, sia quelli de dati riferiti e aggiornati al settembre 2022 (Tav.1) che quelli ultimi relativi agli iscritti e le posizioni in essere (Tav.1.1),relazione anno 2022 (fonte Covip)
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